sabato 11 aprile 2020

I pericoli dell'allevamento a mano dei pappagalli.

I PERICOLI DELL’ALLEVAMENTO A MANO DEI  PAPPAGALLI .
di Liz Wilson - traduzione di Marco Giaquinto.
In vent’anni di lavoro insieme a veterinari aviari, ho potuto frequentemente constatare quanto sia facile per chi non ha esperienza nell’allevamento a mano creare seri danni a livello fisico e psicologico ai piccoli di pappagallo. A riprova di quanto detto, molti giovani pappagalli soccombono nel frattempo che gli esseri umani fanno pratica. Dalla mia esperienza posso dire che la morte di tali piccoli indifesi sopraggiunge solitamente per una o più delle seguenti ragioni: inedia, polmonite da inalazione, ustione del gozzo ed infezioni batteriche e/o fungine.
Quando i nuovi proprietari telefonano ai negozianti e/o agli allevatori lamentando il fatto che i giovani pappagalli chiedono insistentemente di essere nutriti, persone inesperte potrebbero mal interpretare la situazione e supporre che il pappagallo sia solo viziato anziché realmente affamato. Così, il consiglio che spesso viene dato è semplicemente quello di ignorare il piccolo. Di conseguenza viene anche suggerito di mettere i piccoli in una stanza lontana della casa oppure in garage, in modo tale che il loro costante lagnarsi non crei troppo fastidio. 
Purtroppo, senza ulteriori informazioni, queste persone benintenzionate, ma disinformate, che si parlano al telefono, non sono effettivamente in grado di stabilire se il pappagallo mugola perché viziato o perché realmente affamato. Troppo spesso sono stata testimone di situazioni in cui, ai nuovi acquirenti, sono state fornite istruzioni incomplete e/o imprecise sulla frequenza con la quale alimentare i piccoli e/o la quantità di cibo da somministrare loro. A volte le indicazioni date non erano sufficienti a mantenere in vita (tantomeno a far crescere) un piccolo di pappagallo. In realtà, non posso dire se sia stato il personale del negozio a sbagliarsi o i nuovi proprietari a fraintendere, ma in ogni caso si causa una terribile sofferenza ai piccoli. Se questi ultimi sopravvivono, le ripercussioni a lungo termine comprendono problemi cronici a livello fisico ed anche difficoltà molto serie di natura psicologica, che potrebbero distruggere la loro potenziale capacità di essere dei buoni animali da compagnia in futuro. 
POLMONITE
Coloro che si cimentano nell’allevamento a mano senza un’adeguata esperienza spesso non sanno quanto possa essere facile per un pappagallo inalare accidentalmente un po’ di formula da imbecco: ciò può accadere sia che quest’ultima venga somministrata in modo troppo veloce oppure troppo lento.  Il cibo inspirato provoca un grave problema di salute chiamato “polmonite da inalazione”, al quale raramente i pulli di pappagallo sopravvivono. Alcuni allevatori rispettabili, passano ad alimentare con cucchiaio i piccoli non ancora svezzati prima di darli ai nuovi proprietari, preoccupandosi di cederli quando hanno ormai bisogno di una sola imbeccata al giorno. L’alimentazione tramite cucchiaio richiede più tempo rispetto a quella con la siringa e può creare molto più disordine, ma in definitiva è più sicura per la salute dei piccoli dal momento che le probabilità che il cibo venga inalato sono praticamente nulle. 
USTIONI DEL GOZZO
Incredibilmente comuni, le ustioni del gozzo si verificano quando la formula da imbecco viene servita troppo calda. Spesso è la conseguenza dell’utilizzo del forno a microonde, le cui onde appunto generano i cosiddetti “punti caldi”. Il proprietario del pappagallo non si rende conto del danno causato se non qualche giorno dopo, quando l’ustione all’interno del gozzo produce delle fistole, rendendo visibili le lesioni anche all’esterno; in altre parole il gozzo appare chiaramente ustionato. Se la situazione non viene sottoposta rapidamente all’attenzione di un veterinario aviario competente, possono verificarsi serie complicazioni dovute a batteri o funghi. 
Le ustioni del gozzo sono facili da prevenire: è sufficiente mescolare con cura il pastoncino e misurandone la temperatura con un termometro da cucina prima di servirlo. 
INFEZIONI BATTERICHE E FUNGINE
Tutti i piccoli di animali, inclusi i pappagalli, sono particolarmente predisposti ad ammalarsi per via del loro sistema immunitario non ancora del tutto sviluppato. Per questo motivo è indispensabile prestare la massima cura all’igiene. Tutti gli attrezzi necessari all’allevamento a mano dovrebbero essere sterilizzati ogni volta che vengono impiegati e la formula da imbecco, una volta preparata, non dovrebbe essere MAI riutilizzata.
I primi sintomi di un piccolo che sta per ammalarsi possono essere estremamente difficili da individuare e il più delle volte sfuggono all’attenzione dei meno esperti, portando il pappagallo ad una rapida fine. Quando un allevatore capace si chiede se ci sia qualche problema, allora è il momento in cui dovrebbe contattare il veterinario: un atteggiamento del tipo “aspettiamo e vediamo” porta generalmente alla morte del soggetto.  
CONCLUSIONI
Naturalmente, la tecnica dell’allevamento a mano è un’operazione estremamente complessa, con enormi probabilità di fallimento. Insegnare ad un novizio come si alleva a mano non può essere fatto in un paio di minuti, magari poco prima della cessione di un pappagallo non ancora svezzato. 
Allora perché, vi chiederete, la gente si assume questa gravosa responsabilità? Dalla mia personale esperienza posso dire che quando si espongono i possibili pericoli, la gente cambia in fretta idea sullo svezzare da sé i pappagalli ed è felice di affidarsi a persone competenti che completeranno l’incombenza per loro. 
Ma se allevare a mano è potenzialmente così pericoloso, perché sono tante le persone inesperte che vengono incoraggiate a portarsi a casa soggetti non ancora autonomi? Semplice, perché l’allevamento a mano richiede un impegno incredibilmente intenso: quanto prima il pappagallo viene ceduto, tanto più alto è il profitto per il negoziante o l’allevatore. È dunque nell’interesse di chi deve vendere convincere l’acquirente che allevare a mano un pappagallo è una procedura facile e sicura. 
L’espressione “Il compratore faccia attenzione” vi suona familiare?  
Tra l’altro, l’idea secondo la quale i pappagalli legano solo “alla persona che li alimenta” è semplicemente infondata. Come ho menzionato prima, la tecnica dell’allevamento a mano dei pulli destinati al commercio è apparsa soltanto una ventina di anni fa. Gli esseri umani, invece, detengono in cattività i pappagalli come animali da compagnia da migliaia di anni: in passato essi venivano catturati nel loro ambiente naturale ed addomesticati. NON si trattava certo di piccoli allevati a mano. Si può realmente pensare che prima di 15 anni fa nessuna persona abbia mai stretto un forte legame con un pappagallo?
L’attaccamento tra uomo e pappagallo è un argomento complesso, che merita una trattazione a parte in futuro. Basti dire che non c’è bisogno di essere l’unica persona con la siringa in mano per far sì che il vostro pappagallo vi dimostri affetto; è necessario invece essere la persona disposta a prendersi cura di lui, ad educarlo e proteggerlo … la sola persona della quale il piccolo imparerà a fidarsi. 


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Questo articolo è stato inizialmente pubblicato su CAGED BIRD HOBBYST e 
poi ristampato con il permesso dell’autrice.   
 Liz Wilson ha vissuto e lavorato con i pappagalli per più di 45 anni, dedicando la sua vita allo studio e al benessere di questi uccelli. Era un tecnico veterinario specializzato in gestione di specie aviarie ed animali esotici ed ha prestato la sua collaborazione in qualità di  consulente comportamentalista all’International Association of Animal Behaviour degli Stati Uniti per più di 20 anni, divenendo la fondatrice  del reparto Psittacidi.  
La sua fama a livello mondiale è stata raggiunta anche grazie a conferenze e seminari. Ha scritto numerosi articoli per importanti riviste specialistiche quali: Bird Talk, The Pet Bird Report, Parrots Magazine, e molti altri.
 I suoi contributi sono stati pubblicati in Giappone, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Cina, Svezia e Russia. 
Liz Wilson si è spenta il 13 aprile 2012.