Come fanno i pappagalli a riprodurre la voce umana?
Art. Marco Cotti.
Complice il loro apparato respiratorio ed altre accortezze di madre natura.
Come riescono i pappagalli a riprodurre la voce umana? Sono molte le caratteristiche anatomiche, come la conformazione del loro apparato respiratorio. Non si tratta soltanto di questo, ma anche altri piccoli accorgimenti studiati dall’evoluzione.
Nell’immaginario collettivo il pappagallo è quel volatile appollaiato sulla spalla destra di un perfido pirata e si diverte a sbeffeggiare la malcapitata vittima di una ruberia oppure come il dispettoso volatile chiuso in una gabbia di una vecchia bisbetica. Non sono solo i pappagalli ad essere in grado di riprodurre ed imitare i suoni o le nostre parole, un esempio sono i merli indiani.
Diciamo che non sanno tutti parlare, questi volatili imitano la voce umana aiutandosi con la propria grande intelligenza. Il loro apparato respiratorio è del tutto simile alla conformazione di quello umano, cosa che gli permette facilmente di “parlare”.
Possono inoltre fare dei vocalizzi. Per emettere questi suoni, si servono di un organo che si chiama siringe. Esso è un organo che si è collocato all’estremità della trachea. Le siringhe si muovono quando muovono il collo mentre nel contempo modificano la curva della trachea. Muovendo il collo i pappagalli sono in grado di modulare l’intensità o la durata dei suoni, facendoceli sentire del tutto simili alla voce umana.
Il pappagallo più bravo ad imitare la nostra voce è il pappagallo cenerino il cui nome scientifico è Psittacus erithacus. Si tratta di una specie originaria del continente africano, di medie dimensioni. Si tratta di uno dei pappagalli più intelligenti, per cui possiamo dire che parla, dato che è in grado di associare un significato alle parole che ripete.