lunedì 30 marzo 2020

Pappagallo single o....

PAPPAGALLO SINGLE,  O …

Volevo un pappagallo. Avevo vent’anni e già da diversi anni lo volevo. Non mi bastavano più i multicolori ondulati e i meravigliosi inseparabili mascherati a coda corta. Da anni ammiravo ormai le amazzoni dalla fronte gialla che, nei migliori negozi di animali, se ne stavano tranquille su un trespolo e addirittura ero attratto dal magnifico pappagallo cenerino che invece appariva terrorizzato dagli esseri umani e ruggiva letteralmente quando ci si avvicinava alla sua gabbia, peraltro tenuta fuori dalla portata del pubblico, in un elegante ma anche fantasioso negozio di via Buenos Aires (Milano) che io frequentavo regolarmente negli anni sessanta.
Quando infine scovai una coppia di conuri dei cactus in un negozio di viale Cenisio, decisi che a quattordicimila lire la coppia potevo permettermene soltanto uno. Il titolare del negozio non fu entusiasta della mia richiesta di divorzio ma mi accontentò, seppur dicendomi con amarezza che era “la prima volta che gli veniva richiesta una cosa simile”.
Aveva mille volte ragione e avrebbe dovuto rifiutarsi di accondiscendere alla mia richiesta che era miope, barbara e ottusa ma che purtroppo si verifica regolarmente ancora oggi, quasi sessant’anni dopo quel miserabile episodio. Per motivi economici, di spazio in casa, e ancora a causa di preconcetti pseudo-etologici ancora oggi non solo esiste ma addirittura abbonda la gente che desidera un pappagallo e non due e magari, se proprio arriva a desiderarne due o tre, finisce per procurarseli di specie diverse. Sono molte le persone anche niente affatto stupide che comprano e mantengono un pappagallo come se fosse un cane o un gatto. Pertanto, è arrivato il momento che qualcuno spieghi a costoro che l’acquisizione, la detenzione e il trattamento di un pappagallo sono questioni che è necessario studiare a fondo prima di gettarsi a tuffo nell’argomento.
I pappagalli sono uccelli altamente sociali e anche monogami. Osservando la vita delle popolazioni in natura, si nota ben presto che all’interno dei gruppi, spesso anche grandi, è abbastanza facile individuare le coppie o magari le famiglie. Una dozzina di anni da, effettuando un censimento di pappagalli cenerini sulle isole del lago Vittoria, in Uganda, notai ben presto che i gruppetti che passavano in volo erano immancabilmente composti da 2-5 individui, cioè erano famiglie con o senza figli. Rarissimo era il passaggio di un individuo singolo, in generale credo che si trattasse di un ritardatario o di un’avanguardia. Dunque, i pappagalli sono uccelli sociali ma soprattutto sono uccelli monogami. Se a qualcuno venisse l’idea di mantenerne uno isolato, dovrebbe assumersi l’onere di diventare il suo partner, cioè di dedicargli almeno 15-20 ore di attenzione ogni giorno. Se non si sentisse di assumersi un simile impegno, allora sarebbe meglio lasciare perdere il pappagallo o, in alternativa, acquisirne una coppia. Molti anni fa acquisii una femmina di pappagallo dal ventre arancio che, in attesa dell’arrivo del maschio,tenni isolata in una piccola gabbia. Ebbene, la giovanetta, per mantenersi tranquilla, pretendeva che io tenessi la gabbia a non più di un paio di metri dalla mia scrivania. Ben peggiore fu il mio rapporto con un cacatua affidatomi che, quando mi occupavo di altri pappagalli, iniziava a urlare a squarciagola, come soltanto un proprietario di cacatua può immaginare.
Personalmente, grazie ai preziosi consigli dell’amico Paolo Bertagnolio, il primo studioso italiano di pappagalli che ho avuto la fortuna di conoscere già negli anni sessanta, ho optato da tempo, devo dire con piena soddisfazione, per il mantenimento in coppia.
In effetti, i pappagalli vivono in coppie ma sono anche uccelli sociali. Se non vi sentite di diventare il partner particolare di un pappagallo, è opportuno che scegliate di diventare uno del suo gruppo, magari anche un buon amico. In questo modo, se anche vi limitate a dedicare agli uccelli un’ora al giorno o anche meno, tutto andrà bene.
A tale scopo, possibilmente non dovete scegliere un pappagallo allevato a mano, cioè sottratto ai genitori e allevato faticosamente da un essere umano che gli fornisce ogni giorno 3-4 pasti caldi fino allo svezzamento, dopo 20, 30, 60 o più giorni, a seconda delle circostanze. So bene che i pappagalli allevati a mano sono molto attraenti e che è difficile resistere al loro fascino ma io credo che si dovrebbe farlo perché non è da amici sinceri sottrarre un infante alla sua famiglia naturale per costringerlo a legarsi a noi. Sia ben chiaro che io non credo ai diritti, degli animali (e del resto neppure a quelli cosiddetti “naturali” degli esseri umani), però credo molto nella pietà e nella ragionevolezza e infine credo che non sia né pietoso né ragionevole allevare “a mano” un uccello senza un grave motivo che ce lo suggerisca, cioè unicamente un insolito abbandono da parte dei genitori. Un pappagallo allevato a mano, in modo particolare se non è allevato in gruppo, soffrirà di turbe della personalità e potrebbe diventare incapace di accettare un normale partner della sua specie. Perciò, a chi desidera un pappagallo, sarà il caso di suggerire di acquistarne due, giovani, di sessi diversi e possibilmente non imparentati tra loro. 
All’inizio, il rapporto dell’allevatore con una tale coppietta non sarà facilissimo ma la costante frequentazione e la regolare offerta di leccornie potrà a poco a poco cambiare radicalmente la situazione. Non si tratta di anni ma i mesi o magari anche di settimane. Sarà un grande piacere constatare che i nostri pappagalli ci vengono incontro per accettare leccornie (noci, ciliegie, uva, frutta dolce) dalla nostra mano e, a partire da questo tipo di rapporto amichevole, si potrà arrivare oltre. Nella mia stanza dei pappagalli, quando entro e magari inizio a schiacciare noci, i miei protetti cercano di fare di tutto per farsi notare: si arrampicano su e giù per la rete, volano da un lato all’altro della voliera, si producono in vocalizzi speciali. Allora distribuisco le leccornie a tutti, secondo una coda ben precisa, per evitare di provocare frustrazione a qualcuno che si sentisse trascurato. Quando le coppie sono state formate con soggetti che avevano storie diverse, a volte uno dei due viene a prendere il cibo dalla mia mano e l’altro no. In questi casi, quasi sempre, il delegato ai rapporti con gli esseri umani si riavvicina subito al partner per dividere con lui il cibo speciale appena acquisito. I miei rapporti coi pappagalli saranno forse più simili a quelli di un direttore di hotel con la sua spettabile clientela piuttosto che a quelli di qualcuno che crede di avere un figlio con le ali ma vi assicuro che è molto meglio così.
Art. di Renato Massa.