mercoledì 18 marzo 2020

La morte di Sergej.

A prima vista sembrava una scena di quotidiana solitudine di un anziano ornitologo, appassionato di ogni scibile umano, plurilaureato alla Facoltà dei Quindici: una cena come tante, apparecchiata su un tavolo improvvisato su un asse di legno, rosicchiato dai suoi unici compagni di vita, un piatto di plastica, un bicchiere con una bevanda gassata, intrisa di coloranti sintetici. Ciò che tradiva la normalità di questo momento, era la postura dell'uomo:la testa era reclinata sul piatto, solo la nuca era visibile. Fronte, naso e bocca erano immersi in un liquido odoroso di vegetali di stagione, cotti e stracotti, quasi una poltiglia verdastra molto simile ad un passato vegetariano.
Ciò che aveva messo in allarme i vicini, erano state le risate quasi isteriche provenire dal buio appartamento, risate fragorose intervallate da un chiacchiericcio sommesso, che di ora in ora, andava crescendo. Una stranezza per quel che ne sapevano i condomini. Quell'uomo viveva solo, con un cane e qualche uccello tropicale che manteneva grazie a degli sponsor che si servivano del suo Grande Sapere per promuovere i loro prodotti.
Sergej, così si chiamava l'ometto, non aveva contatti diretti con nessuno, ad eccezione di qualche corriere, per il resto passava le sue giornate collegato ad un pc, leggendo, studiando e producendo materiale scientifico e fantascientifico. Quando l'ispettore di polizia Patty era entrata nell'appartamento, aveva ritenuto indispensabile sigillare la cucina, perché fin da subito aveva capito che non si trattava di un semplice malore, ma dagli indizi era evidente che in quella cucina si era consumato un delitto.
I pappagalli erano sulle loro rispettive gabbie, con un'espressione che si sarebbe potuta definire quasi di sollievo, come una sorta di liberazione. Stessa cosa, si poteva dire del cane, tranquillamente adagiato a sonnecchiare su un tappetino in camera da letto. Tutti gli animali avevano colori brillanti che andavano dal giallo al blu, con note di bianco e grigio.Si poteva dire che tutti i colori dello spettro fossero presenti nelle loro penne, ma la cosa che colpì l'investigatore Patty, era quell'unica penna, rosso fuoco, entrata chissà da dove... Ma sicuramente non presente nell'intricato piumaggio degli uccelli presenti. La sua lunghezza, la sua forma allungata e la tonalità facevano pensare che poteva appartenere ad un animale di grossa taglia.
E da lì che Patty, la blonde come era conosciuta, aveva iniziato ad indagare.
Perché è chi avrebbe voluto eliminare un così gentil ometto? Uno studioso così dedito al suo lavoro? E qual era il movente? Soldi? Gelosia? Affari loschi? Sembrava davvero un fatto intricato per quel quartiere sempre così tranquillo.
Per rispondere a tutte queste domande era necessario prendere in esame lo strumento di lavoro del povero Sergej:il suo prezioso pc.
Lo screensaver offriva una foto di una scritta quasi incomprensibile, lettere messe alla rinfusa:?URIKEVOD... URIKEVOD...
Lettere lampeggianti, colorate, che sobbalzavano sullo schermo senza tregua.
Dall'anisi dei contenuti delle cartelle, queste lettere erano ripetute ossessivamente in ogni documento.
Cosa mai potevano nascondere? Quale segreto custodiva il vecchio Sergej? Ma soprattutto chi voleva la sua dipartita?
Sentiti un po'di vicini di casa, qualche sparuto parente alla lontana, l'investigatore Patty, con l'aiuto di un tecnico informatico era riuscita a trovare un indizio interessante. Tra le cartelle del pc, una conteneva una storia interessante. Qualche anno prima, in una afosa estate, una distinta signora di mezza età aveva suonato alla porta di Sergej, accompagnata da un'altrettanto signora ben agghindata, dall'aspetto quasi nobile, che teneva in mano alcuni libri. Pare che le due Signore fossero quasi sconvolte, e continuavano a singhiozzare una cantilena che ricordava un motivetto anni 70.Dagli scritti rinvenuti, Patty capì che le due Signore stavano cercando un pappagallo scomparso, rapito e nascosto da un losco figuro: un aitante signore di mezza età che viveva in una landa deserta, circondato da donzelle fedeli e servili che lo proteggevano da ogni attacco. Non fu semplice trovare l'indiziato numero uno, perché il suo alone di mistero che lo circondava, rendeva quasi impossibile capire dove iniziare a cercarlo. Ma l'investigatrice Patty, con il suo intuito, era riuscita a trovarlo. Convocato in commissariato, l'indiziato rivelò una storia che aveva quasi dell'incredibile se non fosse stato per le prove che aveva portato con sé.
Raccontò tutto d'un fiato che il noto ornitologo l'avrebbe perseguitato per anni, perché lui custodiva un segreto: sapeva sussurrare ai tropicali pennuti, ma soprattutto aveva imparato ad interpretare il loro linguaggio, cosa che l'anziano Sergej non era ancora riuscito a fare.
Lo studioso aveva provato ad irretirlo, offrendogli soldi, favori, ma ad ogni diniego si era sempre più accanito fino a perseguitarlo anche con minacce.
L'investigatore Patty chiese allora all'uomo, se sapeva chi fossero le due Signore distinte, se per caso ne conoscesse il passato. Dal suo racconto si scoprì che una era stata a suo dire una figura di spicco dell'alta Finanza, mentre l'altra era una studiosa di abitudini pappagallesche con un passato poco chiaro. Le due, sotto mentite spoglie, si erano presentate nel suo territorio e si erano fatte largo tra le sue abitudini, convincendolo ad unirsi a loro. 
L'uomo aveva ceduto al loro fascino, lasciandosi coinvolgere nei loro progetti. 
Le due donne si erano così fatte strada nei suoi favori che erano riuscite a farsi "prestare" un esemplare prezioso: un pappagallo color rubino,quello da cui erano partiti i suoi studi. 
A causa però di contrasti e litigi, il baffuto signore aveva chiesto la restituzione del prezioso animale. Ma le due Signore, incattivite dal presunto sgarbo, avevano cercato di annientarlo, ricorrendo a magheggi di ogni genere diffondendo pratiche nuove per comunicare con gli uccelli, cuocevano minestroni e zuppe di ogni genere per rendere più loquaci i pennuti. 
Non riuscendo però da sole nel loro losco intento e scoperte nei loro panni fasulli, erano corse dallo studioso Sergej per avere un appoggio. 
L'ometto aveva visto una nuova opportunità di rivincita. Aveva ceduto subito alle lusinghe delle due venditrici di frottole e si era messo all'opera. 
Patty faceva davvero fatica a credere a tutta questa messinscena, ad un certo punto iniziò a dubitare di tutti e tutti le parvero colpevoli. Ascoltò anche le Donzelle che accompagnavano il baffuto signore, e anche loro confermarono i fatti. Ma anche al termine di quell'interrogatorio tutto era sempre più confuso. 
Eppure una cosa era certa: a casa di Sergej si nascondeva la prova del delitto. La penna poteva essere la carta vincente, l'indizio principale, la prova che il colpevole era stato lì. 
Ma di chi era quella penna? Del pappagallo color rubino? E dov'era ora? 
Forse era proprio per dare una risposta a queste domande, Sergej era affogato nel minestrone?... MINESTRONE... Chissà perché quella parola, accendeva nell'investigatore una lampadina?
Ma certo... Adesso tutto era chiaro: le due Signore, amanti del minestrone, avevano usato il povero Sergej fino alla fine, lo avevano convinto ad attaccare in ogni modo colui che sussurrava ai pappagalli, cercando di distruggere i suoi progetti, minando la sua credibilità, ma quando si accorsero che tutto ciò era non portava ad alcun risultato, per paura di essere smascherate, avevano affogato il loro beniamino nel loro famoso intruglio salva pappagalli, e per far ricadere la colpa sul loro obiettivo, avevano lasciato sulla scena del crimine una lunga piuma rossa.... La penna del pappagallo rubino... URIKEVOD. 
(allo specchio il nome del pappagallo rubino rivelerà un altro mistero... Ancora per molti insoluto)

ghost writer.