Racconto per te Peppino… smettila di chiedermi soldi sennò farai la fine di Scotrombetti!!
…..Orsù, accingiamoci a trascrivere le mille peripezie per i nipoti che S. Scotrombetti (al tempo scaricatore di porto) dovette affrontare per diventare reale scopritore di una gran cazzata.
Correva l’anno… ehm… l’anno… non ricordo quale anno era, perché correva troppo velocemente e non sono riuscito a vederlo. Ma lasciamo perdere.
Un tal S. Scotrombetti nato da sua madre e dal suo “presunto” padre, osservando un giorno una cartina topografica, per meglio capire i percorsi dei topi che scorrazzavano liberi nel suo w.c., intuì che la Terra non doveva essere rotonda, ma a forma di vaso da notte. Questa intuizione lo rincitrullì a tal punto che cominciò a pensare che partendo con una nave dalle fogne della sua città, sarebbe potuto arrivare a casa di suo zio Sa Kakatòn in India. Chiese così i fondi per la sua spedizione a molti eminenti personaggi del tempo, come la Regina Leonilde XXCIII di Spagna, o il Conte IO SO’ IO Van Fan Kun del Belgio, ma le sue richieste vennero sempre rifiutate con il commento: “E chi càz è questo?”. Così il povero Scotrombetti non sapendo più come raccogliere i fondi, decise di rivolgersi al “magnaccio” che proteggeva suo genero travestito chiamato dagli amici “Pippy tettelunghe”. Codesto individuo, così assai generoso, che era conosciuto come Don Pasquale Stringicollo dal popolo della sua città, decise di prestare al nostro Scotrombetti la somma di 500 Lire a usura, che dovevano essere poi restituite da lì a due mesi con solo 1 miliardo e 200 mila lire di interessi. Scotrombetti ringraziò, e andò a far fruttare il prestito che in origine gli serviva per aprire un ostello/pensione/albergo/B&B per animali prede e predoni… Comprò quindi una nave di 16ma mano, battezzata alla svelta “Provvidenza” e pagò anticipatamente a tre amiche di suo genero il corrispettivo di 125 ore di “prestazioni” ciascuna, per reclutarle come equipaggio. I nomi di queste balde giovanottone non ci sono giunti, ma ci sono però pervenuti i loro soprannomi utilizzati durante quel viaggio: la Ninna, la Finta, e Maria la santa, tutte massoni iscritte al gruppo ABCDEFGHILMenefregaame… Tutto era pronto, e dopo infiniti problemi per far passare la nave dal cesso di Scotrombetti, si era pronti per partire.
Il viaggio non fu dei migliori, ma comunque quando Scotrombetti domandava com’era la situazione a la Ninna che scrutava l’orizzonte dall’albero maestro, lei rispondeva: “Siamo nella merda fino al collo!”. Scotrombetti però non si preoccupava più di tanto, l’unico grosso inconveniente incontrato nel viaggio fu il fatto che a circa un mese e mezzo dalla partenza, scoprirono di aver sbagliato direzione nei pressi di “Assam cu ruttu” un piccolo comune marocchino nei pressi di Casablanca. Quindi invece di andare verso ovest, erano andati nella direzione opposta e temendo allora le ire più che giustificate del finanziatore e sponsor del viaggio, decise ci continuare imperterraqueo… impertemperabile… insomma continuò il suo viaggio comunque! E grandissimo fu lo stupore della Ninna quando dall’alto del pennone vide una luce intensissima. Ci ficcò dentro la faccia, e scoprì che si trovava in una riunione di gabinetto in un paese sconosciuto (il quale solo molti anni dopo venne chiamato America), nella quale loschi individui stavano decidendo a colpi di morra cinese quale sarebbe stato il prossimo paese da invadere. La Ninna scioccata, fece il resoconto dettagliato di quello che aveva sentito a Scotrombetti, il quale meravigliato e dopo una smorfia di dolore, decise di ritirarsi in fretta e furia nel suo cesso di bordo privato, per deliberare con tranquillità.
Dopo circa due settimane di estenuanti riflessioni, Scotrombetti uscì dal suo cesso molto pallido e dimagrito di una cinquantina di chili. Nel frattempo la Ninna, la Finta, e Maria la santa stavano giocando a “Un due tre stella” e quando videro il loro capitano, gli andarono incontro. Scotrombetti fiero in volto, alzò gli occhi alla volta fognaria e gridò con un fil di voce: “Eureca…” e subito la Finta gli passò un bicchiere di vino. “Eureca…” disse ancora, e ancora una volta la Finta gli passò un bicchiere di vino. “Eu… evvaff…” disse Scotrombetti buttando la Finta dalla nave. Riprese dunque il suo discorso: “Finalmente!! Dopo tanto riflettere… (sapeva quindi imitare uno specchio), sono giunto alla scoperta che rivoluzionerà tutte le carte igienic… ehm, tutte le carte geografiche del mondo! Le Indie non sono altro che una penisola dell’Africa!”. E dopo questa grandissima cazzata rimase scioccato lui stesso, tanto che svenne sul posto.
Quando la nave tornò, di Scotrombetti non c’era più traccia. Nessuno capì mai quale fu il suo destino. La Ninna, la Finta, e Maria la santa dissero che stavano giocando a “Un due tre stella” quando videro per l’ultima volta il loro capitano che si ritirava per deliberare. L’unico loro commento su Scotrombetti fu: “A quanto vanno le banane?”..
Vuoi ancora soldi in donazione/prestito Peppino?
No grazie Totò… ne ho d’avanzo!!