giovedì 15 giugno 2017

Una lettera da Geoba...

Cari amici sono Geoba e vi scrivo dal pappacomio per aggiornarvi della mia situazione…la dottoressa Ghipupú mi cura bene e malissimo,io sto male ma bene, mangio e non mangio, piango e rido, insomma nulla di nuovo e tutto di vecchio… mi mancate e non faccio altro che pensare dimenticandomi delle nostre avventure mai avute… Vi ricordate le vacanze mai fatte insieme da soli? Era un giovedì di domenica e il sole cadeva a catinelle mentre la neve, con i suoi raggi luminosi, oscurava la terra.
Noi due eravamo in tre seduti su un sasso di legno quando vedemmo un morto che camminava disteso su un albero, lo portammo in un campo di grano dove si coltivavano patate; arrivò il proprietario di quel campo di mele e ci disse: "perché rubi le mie pere!?". Prese un sasso morbido e ce lo tirò sulle caviglie colpendoci le ginocchia.
E fu così che rimanemmo ciechi per tutta la vita…ricordi Totò era un lunedì di domenica, gli uccellini brucavano l'erba e le mucche saltellavano di ramo in ramo. 
Un giovane vecchio, seduto in piedi su un sasso di legno, leggeva una lettera mai scritta di suo nonno morto in guerra in tempo di pace. Finito di leggerla, prese un coltello senza lama a cui mancava solo il manico e se lo ficcò nel cuore dicendo - meglio vivere che morire- … e tu Peppino ti ricordi quando il sole cadeva a larghe falde, la neve illuminava la via, io e te eravamo sempre in tre seduti su un morbido sasso di legno, guardavamo con un lumicino spento un cadavere vivente, che avanzava rotolando verso di noi. Ad un tratto gridò rivolto verso me - cretino perché hai mangiato il mio panino ? - Io mi arrampicai su una profondissima montagna e al chiarore di un lumicino spento mi addormentai.
Al chicchirichì di un orso mi svegliai presi un coltello senza manico, che gli mancava soltanto la lama e glielo piantai talmente nel collo che perdette persino la coda… e ricordate quella volta  che era un giorno di notte…
Mentre la luna con i suoi raggi infuocati riscaldava la terra e il sole cadeva a larghe falde, io solo, insieme ad altri , me ne andai per una strada lunga, larga, corta e stretta.
e quella volta che entrai in un campo di meli, pieno di pere, prendendo una patata da un albero?
Vidi, poi, seduto in piedi sopra un sasso di legno, un cadavere vivente che leggeva un giornale senza scritto al chiarore di un lumicino spento.
Allora tirai fuori il mio coltello senza manico, che gli mancava soltanto la lama, glielo conficcai nel cuore e gli dissi:
"Muori scellerato che hai mangiato lo zucchero salato!"
Come vedete amici miei sto recuperando e perdendo il cervello, vi abbraccio e vi abbandono un caro odioso saluto da Geoba, vado a fare un ecg mi hanno trovato le emorroidi!


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